Le Ragioni della Fede
...adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza, rispetto e con una retta coscienza...
(1Pt 3, 15-16)
- O Dio esiste o Dio non esiste.
- Per quale di queste due ipotesi volete scommettere?
- Per nessuna delle due. La risposta giusta è non scommettere affatto.
- Vi sbagliate. Puntare è necessario, non è affatto facoltativo. Anche voi siete incastrato.
Cosa significa aver fede? Vuol dire fidarsi, credere in qualcosa o qualcuno a noi superiore e, le modalità e le regole di relazione con questa entità costituiscono la “religione”.
Secondo alcuni, la fede, sarebbe alternativa alla ragione: O credi in Dio, oppure, se usi la ragione, non puoi che essere ateo... In realtà le cose sono un po' più complesse.
La "scommessa pascaliana" pone bene i termini della questione, credere o meno in Dio è una scelta esistenziale, non un procedimento logico-matematico. Infatti, anche l'ateismo è una fede... L'ateo non è colui che crede che...Dio non esiste? (dal momento che nessuno non ne ha mai provato né l’esistenza né l’inesistenza?).
Anche se la fede non poggia su ragionamenti e deduzioni razionali, la ragione non è estranea al credere in Dio, anzi l’atto di fede parte proprio da un atto di umiltà della ragione che non ne viene umiliata o surrogata, bensì orientata ed illuminata:
“So di non sapere”
La presa di coscienza della propria ignoranza, o meglio, limitatezza, è il primo passo verso la vera conoscenza… l’uomo onesto e saggio deve ammettere la propria limitatezza per imboccare la giusta via nella ricerca della verità sul creato e su se stesso e, questa “via della conoscenza” parte proprio da quella di sé stessi:
Il monito “Conosci te stesso” era scolpito sull'architrave del tempio di Delfi, a testimonianza di una verità basilare che deve essere assunta come regola minima da ogni uomo desideroso di distinguersi, in mezzo a tutto il creato, qualificandosi come «uomo» appunto in quanto «conoscitore di se stesso». dalla Fides et Ratio (intr)
Credere non significa rinunciare alla ragione, piuttosto occorre ammettere con Pascal che:
“L’ultimo passo della ragione è riconoscere che c’è un’infinità di cose che la superano”
ma, questa ammissione di incapacità di comprendere “il tutto” non corrisponde affatto ad una rinuncia, bensì alla presa di coscienza della continua ed incessante necessità di cercare e ricercare per “scoprire”, “svelare”, comprendere la Verità su l’uomo e su Dio!
Questo atteggiamento di umiltà e, allo stesso tempo, di insaziabilità della conoscenza è la condizione positiva sia per la ricerca fisico-scientifica che per quella filosofica e teologica.
Citiamo a tal proposito il prof. Zichichi che in una intervista del 2008 dichiarò: “Non c’è ricerca senza umiltà” - “Senza la ragione non avremmo potuto scoprire la scienza, questa straordinaria avventura intellettuale, iniziata solo 400 anni fa, con Galileo Galilei e le prime Leggi fondamentali della natura da lui scoperte.
Galilei le chiamava “Impronte del Creatore”, impronte che potevano anche non esistere. Invece lui era convinto che esistessero, e che fossero presenti sia nelle stelle, sia nella materia “volgare” come le pietre, nelle quali in quel tempo tutti erano certi che non fosse possibile trovare verità fondamentali. È proprio studiando le pietre che Galilei iniziò a cercare quelle impronte, per un atto di fede nel Creatore.
Un atto di fede e di umiltà, che ci ha permesso di arrivare oggi, in soli quattro secoli, a concepire l'esistenza del "supermondo": la più alta vetta delle conoscenze scientifiche galileiane, quindi del sapere rigoroso, nell'immanente.”
Quindi, la Fede dà il giusto indirizzo alla ragione e la ragione consolida la fede che da sentimento passa a presa di coscienza ed assenso ad una rivelazione che non è pienamente comprensibile perché l’Eterno ci supera e trascende il nostro stesso essere che è invece limitato (tempo spazio intelletto).
In particolare per la religione cristiana…
- credere è pensare che tutto ciò che esiste non è, come potrebbe sembrare, frutto del caso ma di un progetto che, attraverso un processo evolutivo ha consentito l’esistenza di un essere libero, pensante e cosciente: l’uomo.
- credere è pensare che la capacità d’amare dell’uomo che sa spingersi fino al dono totale di se costituisca l’impronta di Dio nella sua creatura
- credere è pensare che Dio, l’essere superiore artefice di tale progetto, si è rivelato nel corso della storia attraverso varie manifestazioni nell’esperienza plurisecolare del popolo di Israele, dal quale circa 20 secoli fa è nato un Uomo, Gesù di Nazaret, che portava in se la persona di Dio stesso.
- credere è pensare che l’esistenza terrena da vero uomo di Gesù costituisca la massima rivelazione, in parole e opere, di Dio che si è appunto in lui rivelato come un Padre amorevole che desidera essere da noi accolto e che per primo si dona totalmente all’uomo con amore incondizionato: l’Agape di Cristo.
(per definizione di agape clicca qui)
- credere è pensare che la testimonianza di quegli uomini che con Gesù Cristo hanno vissuto e che lo hanno visto morto ed in seguito risorto, documentata da vari scritti e ritrovamenti archeologici, sia veritiera.
Ma, torno a ripetere, il vero credente non accetta queste convinzioni così “a scatola chiusa” ma le vuole verificare studiando e ricercando nella Parola e nei documenti storici e la vuole continuamente constatare con l’esperienza, che non è quella scientifica ma quella della vita fatta di relazioni intrise di Amore e Amicizia.
Leggi l'enciclica Fides et Ratio
di Giovanni Paolo II
Leggi anche dall'archivio download: Quando il genio crede in Dio
Per approfondire sul tema:
(per sapere di più sul libro proposto, cliccare sull'immagine)